Non ci sono molte persone che vanno in mountain bike qui, ma le poche che sono attive sono molto ambiziose e sanno esattamente cosa stiamo cercando. Ci consigliano di provare il "Tai Lam Country Park", che copre la zona collinare a nord-ovest di Kowloon. Qui troviamo il jungle biking al suo meglio. Singoli sentieri ben segnalati ci portano su e giù tra i giganti della giungla.
L'aria è satura di umidità, si increspa e gocciola dappertutto e un vero e proprio concerto di cinguettii, fischi e rumori di animali sconosciuti ci avvolge. C'è un odore di muffa e di dolce e dopo i primi metri siamo già inzuppati di sudore. Le colline non salgono tanto in alto, ma il continuo alternarsi di discese tecniche e salite brevi e ripide ci sfinisce nel clima umido. Il terreno compensa questa situazione. Sembra che i sentieri siano stati creati artificialmente per la mountain bike. Qui troverete tutto ciò che è divertente: berme argillose, dossi, spigoli piccoli e grandi da saltare, tornanti stretti e ripidi... puro piacere di guida!
E la natura cambia a ogni chilometro. Una fitta giungla si alterna a passaggi attraverso rade foreste di latifoglie, piccole piste di ghiaia su cui il manubrio quasi vola via dalle mani si trasformano in deliziosi sentierini attraverso prati verdi. E così rimane per tutto il giorno. Nonostante la fatica, i nostri sorrisi diventano sempre più ampi. Un'altra piccola ma frizzante salita e poi gli ultimi dieci chilometri sono tutti in discesa per uscire dalla valle. Ce lo siamo meritato! Davanti a noi si trova il lago artificiale di Tai Lam Chung, un enorme bacino di colore turchese. Solo ora ci rendiamo conto che le nostre borracce sono vuote da tempo. Il desiderio di bere diventa quasi irrefrenabile alla vista dell'acqua cristallina accanto a noi. Ma non è lontano e nessuno vuole rischiare di avere lo stomaco sottosopra. Nell'ultima luce della sera e in un'enorme nuvola di zanzare avide, raggiungiamo il piccolo sobborgo di Kowloon, dove l'autista che abbiamo ordinato ci sta già aspettando impaziente.
Testo: Jan Sallawitz | tutte le foto: Stefan Hunziger